Castelnuovo oggi non vive certamente un buon presente, infatti oltre all’abbandono dei legittimi proprietari, cosa ben più grave è l’abbandono delle istituzioni che lo dovrebbero tutelare e conservare. In prima fila c’è il Comune di Auditore, Comune al quale appartiene e che invece di proteggerlo con una politica di salvaguardia e ripristino, si adopera in un fantomatico quanto improbabile progetto ricostruttivo che oltre a snaturare la storia di questo piccolo angolo di mondo, rischia di cancellare quello che il passato ci ha consegnato. Il piano attuato dal Comune di Auditore che parte da molto lontano , prevede in primis l’esproprio forzato degli immobili facenti parte del borgo Chiesa compresa, ai legittimi proprietari, fatta eccezione per tre unità, che verrebbero integrate in quello che rappresenta una singolare “ ricostruzione storica “, fatta con l’ausilio di materiali moderni, che nulla hanno a che vedere con il periodo medievale del borgo , diciamo che si tenta di usufruire di una superficie edificabile esistente per creare uno scempio edilizio tipico dei nostri tempi, con il solo intento di monetizzare quanto più possibile. Quello che risulta essere ancora più sconcertante è l’assenza degli organi di tutela, tra i quali annoveriamo la Soprintendenza ai Beni Culturali, che non ha posto vincoli, contravvenendo alle leggi vigenti che impongono che questo avvenga prima dell’approvazione del progetto stesso ( il progetto è stato approvato nel luglio del 2000, la Soprintendenza è venuta a conoscenza dell’esistenza del progetto solo nel gennaio 2004 con un imperdonabile ritardo), esprimendosi con un laconico “ provvederemo a porre i vincoli a esproprio ultimato “, dando così la possibilità al Comune e alla società creata ad hoc con una sedicente impresa del Liechtenstein, di cui si ignorano ufficialmente i titolari, di diventare padroni di ciò che non gli appartiene, utilizzando lo strumento davvero improprio in questo caso della pubblica utilità, che assolutamente contrasta con le finalità progettuali. Altra figura ignara per competenza e speriamo inconsapevole di ciò che sta avvenendo nell’entroterra marchigiane, è la Provincia di Pesaro e Urbino, che in nessun modo e in nessuna maniera ha controllato e verificato la correttezza dell’iter burocratico decisamente fuori dei canoni e oserei dire della norme che regolamentano questo paese chiamato Italia, e in particolare delle ricostruzioni dei siti che appartengono al patrimonio storico di tutta la comunità, Marche comprese. L’unica eccezione è rappresentata dal Consiglio Regionale delle Marche che ad opera di alcuni consiglieri della giunta, ha cercato senza peraltro riuscirci , mediante le diverse interrogazioni, di approfondire la conoscenza, e di determinare la vera natura di quello che appare un procedimento tanto insolito quanto ambiguo, ricco di interrogativi e con una trasparenza decisamente latitante , laddove dovrebbe essere di primaria necessità. Diciamo che Castelnuovo oggi rischia seriamente di cambiare fisionomia oltre che proprietari e lasciare che questo avvenga è grave almeno quanto la stesura di quel progetto tanto speculativo quanto sbagliato, l’indifferenza non giova a nessuno, nemmeno a coloro tentano un insano arricchimento ai danni della storia.
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